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Sotto il Vesuvio, nulla si distrugge. Ci si può trasformare?

Con il Genoa di mezzo, per il suo popolo è facile passare dalla condivisione – più che all’indifferenza – al pessimismo, al primo passo falso.

È bastata una partita giocata male, anzi non giocata, tatticamente e tecnicamente, perdendo la fiducia e la speranza che si trattasse solo di un incidente di percorso, già accaduto in passato con altri tecnici rimasti nella storia del Grifone.

Lunedì sera è improvvisamente sparito il gioco collettivo, di squadra, la combattività, l’aggressività dopo il gol a freddo. Tutto ciò ha reso difficile risalire la china, in campo e in panchina, un limite difficile da ricordare con Vieira in panchina invece che nelle alture del Tempio.

Le domande di tutti, andate avanti per tutta la settimana, sono state rivolte a Vieira in conferenza stampa: il centrocampo a due, il centravanti, il cambio modulo. Ha risposto a tutte: “Questa sconfitta e i tre pugni che abbiamo preso devono essere importanti per farci crescere. Abbiamo fatto, è vero, un passo indietro sul piano del gioco espresso. Non abbiamo fatto la partita che volevamo fare e non possiamo buttare via tutto quello che abbiamo fatto, perché abbiamo fatto un passo indietro. Abbiamo riflettuto sugli aspetti collettivi e singoli. La cosa che non sarà, filosofia o gruppo di calciatori, è cambiare modulo. Colombo sta lavorando bene per la squadra, sull’aspetto offensivo deve e può fare di più, ma non solo lui. Solo giocando in modo collettivo e non individuale si può uscire da questo momento“. 

Altre delucidazioni interessanti sono state fatte, dimostrando la voglia di chiarire il lavoro svolto e l’intenzione di continuare. Buoncalcioatutti le ha riportate integralmente.

Già nelle gare precedenti c’erano spine tattiche per via degli errori di transizione, non attese nemmeno dal Mister e dallo staff, e i giocatori che dovevano fare la differenza – il motivo per cui erano stati ingaggiati – faticavano ad adattarsi.

Non contano i numeri dei moduli: conta la determinazione per giocare qualsiasi modulo. La mancanza di equilibrio nella gara di lunedì sera avrà fatto riflettere Vieira e lo staff se la colpa sia della strategia o dei calciatori che non rendono bene, non utilizzati al meglio per condizione fisica, oppure non valorizzati secondo le loro capacità.

La confusione tattica e l’identità persa lunedì sera dal Vecchio Balordo è stata occasionale. Vieira è sicuro che non si ripeterà al Maradona domani, al di là del risultato.

Senza mettere da parte il progetto estivo creato, nulla si distrugge, tutto si può trasformare: leggendo tra le righe le parole di Vieira, si cerca di portare punti in classifica. Potrebbe provare già a Napoli l’aiuto di un uomo di qualità o di peso nel cuore del gioco in più, per rappresentare l’anima tecnico-tattica della squadra, con pressione sull’avversario e squadra corta in fase di possesso.

Fra l’altro, cambiare strategia tattica in corso di gara è stata una specialità di Vieira e dello staff in panchina; per una volta potrebbero attuare un disegno tattico diverso dall’inizio e poi cambiare in base al risultato.

Contro il Napoli, che gioca le due fasi di gioco in modo differente anche rispetto alla scorsa stagione, Vieira e lo staff studieranno qualcosa di nuovo dopo aver analizzato la debacle contro la Lazio e la gara con lo Sporting di Lisbona, subito in campo con il 4-2-3-1 prudente, più arretrato che offensivo, per poi cambiare dopo la rete partenopea passando al 4-4-2 e facendo soffrire Conte, salvato da Milinkovic Savic.

Occorre una boccata di ossigeno, troppo necessaria al di là del risultato, con la prestazione. Un’iniezione di fiducia nel segno di tutti coloro che amano il Vecchio Balordo. Chi vuole bene al Vecchio Balordo non anticipa una frase di Totò: “Devo andare a un funerale di un morto.”

Per i giocatori, una frase del Prof. Scoglio nell’anniversario della sua dipartita: “Occorre un Genoa tripallico: quelli che hanno tre palle fanno il pressing, quelli che ne hanno due giocano a calcio, quelli che ne hanno una fanno le partite tra scapoli e ammogliati”. Formazione domani alle 17.

Capitolo Napoli. Nelle prime cinque giornate di campionato ha mostrato pregi e difetti. Determinazione e sacrificio non sono mai mancati, come il lavoro di squadra e l’approccio mentale con un comandante come Conte, capace di entrare nella testa dei calciatori e trasformare il gruppo in una missione per il risultato sportivo.

Nell’ultima gara contro il Milan, il Ciuccio napoletano è stato demolito dalla critica per la fase difensiva, per l’utilizzo di De Bruyne, per la mancanza di equilibrio con alcuni giocatori non sfruttati al meglio delle proprie capacità (McTominay). I più critici hanno parlato di “confusione tattica e d’identità”.

Non è facile definire l’analisi tattica della squadra partenopea, vista la varietà e complessità logistica che la caratterizza con il materiale a disposizione. Conte e il Napoli puntano alla Coppa con le orecchie e il Mister non vuole essere indietro nello scenario tattico europeo in evoluzione.

Qualcosa è cambiato dopo l’infortunio a Lukaku: rifiutano la costruzione diretta, i sostituti non riescono a emularlo nel controllare il pallone e smistarlo alla ricerca della verticalizzazione, preferendo di più la costruzione dal basso. Il sistema di gioco è un 4-3-3 molto fluido e allo stesso tempo intricato da analizzare.

Con le stelle in campo – Lobotka, Anguissa, De Bruyne e McTominay – si trasforma in una sorta di 4-1-4-1, anche se poco proporzionato (contro il Milan sono stati sostituiti tutti). Hanno fatto fatica anche con lo Sporting Lisbona in Champions: i lusitani hanno pensato solo a difendersi e ripartire nel primo tempo fino allo svantaggio; cambiando assetto tattico non hanno fatto ballare la tarantella, ma hanno creato fastidi al gioco di Conte e ai tenori.

Per vincere Conte è tornato al 4-3-3, levando McTominay e inserendo l’esterno Neres: una soluzione tattica rinunciando a un centrocampista per inserire un esterno offensivo, oppure facendo l’inverso in altre gare per mantenere un risultato. In fase di non possesso giocano preferibilmente con il 4-4-2.

Assenti Buongiorno e Rrahmani contro il Genoa. Giocherà Di Lorenzo, squalificato in Champions. Ballottaggio nei centrali di difesa tra Beukema e Marianucci, classe 2004, arrivato dall’Empoli. Turnover per De Bruyne, in campo nelle ultime 7 gare: dentro Elmas, anche se appare inverosimile dopo la prestazione del belga in Coppa.

Ballottaggio sull’esterno sinistro tra Gutierrez e Olivera (più difensivo), come tra Hojlund e Lucca. Non mancano altre soluzioni in attacco con Neres e Lang, ingaggiato dal PSV Eindhoven, che cercano spazi.

Tutti questi possibili ballottaggi sono elencati nei 4 quotidiani che seguono gli azzurri. Conte, con due settimane di sosta, potrebbe però mandare in campo i titolarissimi.

La Penna di Roma, classe 1983, prima gara in Serie A nel maggio 2014, sospeso per un anno per questioni amministrative legate ai rimborsi spese. 88 gare dirette in Serie A.

Con il Napoli ha il record di 18 partite arbitrate: 12 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte. Con il Genoa: 7 gare, 2 vittorie, 2 pareggi, 3 sconfitte, l’ultima sempre al Maradona nel 2024.

Assistenti Passeri (Gubbio) e Trinchieri (Milano). Quarto uomo Gallipò (Firenze). VAR Pezzuto (Lecce). AVAR Sozza (Seregno). Diffidati: Østigard (Genoa).


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