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Finalmente!

Finalmente! Finalmente il Genoa, anche in inferiorità numerica, che vince. Il Grifone che fa gol, che domina alla sua maniera anche in inferiorità numerica per 70 minuti facendo  emozionare e anche divertire. Finalmente il Genoa che tutti volevano e aspettavano. È quasi divertente fare l’impossibile per il Genoa dei 777, Zangrillo, Blessin, Spors.

Divertirsi e applicare il regolamento e la vista non è un optional per la classe arbitrale di uno dei campionati più importanti di Europa.

Mariani di Aprilia, arbitro internazionale, ha provato a rovinare la festa dei 15.000 presenti al Ferraris eccetto i 270 tifosi del Torino. È caduto in una “merolata” di Izzo neanche toccato per estrarre un altro cartellino giallo su Østigard dopo appena 5’ dal primo. È anche sfortunato: bastava che il presunto fallo accadesse dentro l’area di rigore e che lui fischiasse la massima punizione. A quel punto Mazzoleni al var lo avrebbe potuto correggere. Nel doppio giallo il protocollo Var assurdo: non permette di intervenire.

Il calcio è diventato un circo con troppi saltimbanchi con il fischietto in bocca. Il VAR non poteva intervenire ma il secondo assistente Longo di Paola a 5 metri dall’accaduto, se interpellato con l’auricolare, lui sì! Non esistono più gli assistenti. Bisognerebbe chiamarli, come qualcuno che sbaglia, “segnalinee” ossia quelli che tracciano le linee laterali andando avanti e indietro.

Sostanza, forma e fondo si sono comprovati e confermati alle altre 7 gare giocate ed è uscita una vittoria che lancia il Vecchio Balordo al finale salvezza che tutti sperano e vogliono: Serie A. I conti li faremo domenica sera alla luce degli altri risultati senza dimenticare che occorrono almeno altre tre vittorie.

In Genoa-Torino c’era una bella fetta di campionato per continuare a giocarsi il quartultimo posto in classifica. Nelle otto gare da giocare le proibitive sulla carta sono alla 33esima giornata in casa del Milan, alla 36esima con la Juventus al Tempio, alla 37esima Napoli-Genoa. Se il Genoa manterrà la condizione e il gioco anche loro non faranno una passeggiata.

Le altre partite saranno cinque al Ferraris con Lazio, Cagliari e Bologna. Altre due fuori: Verona e Derby. Genoa-Torino è finita tra gli applausi e i canti non solo della Nord per spingere il Grifone a continuare a volare in Serie A.

Il 18 marzo 2022 nel Tempio è stata la fotocopia del popolo genoano di Liverpool di 30 anni prima. Una notte che potrebbe rimanere nella storia. Il Genoa si gioca il futuro in 90’ più recupero e se non era tutto poco ci mancava.

Una grande emozione nel rivedere le grandi bandiere della Fossa dei Grifoni in mano – e non solo – alle Vecchie Leve.

Se tutti consideriamo il Campionato del Genoa come una lunga tappa di montagna iniziata otto partite fa, con l’arrivo di Blessin alla fine della partita non ci sarebbero stati i soliti “maniman” da loggione che aspettano solo che quelli in campo stecchino per far sentire il loro brusio. Il Torino e Juric non hanno steso nessun tappeto rosso al Genoa.

Non sono riusciti a giocare in superiorità numerica per colpa delle due linee compatte davanti all’area di rigore.  Un verrou (“catenaccio” in francese) non di Rappan, ma di Blessin: arretrare un centrocampista, prima Badelj e dopo Galdames, a fare raddoppi di marcatura e senza fronzoli liberare davanti ai difensori. Blessin nel secondo tempo ha fatto ancora di più facendo uscire Destro, unica punta, e giocando con due mezzali (Portanova e Melegoni) ad abbassarsi in fase di non possesso per comporre un muro di interdizione molto spesso. Per raddoppiare il gol ha messo dentro anche Yeboah e la velocità negli ampi spazi lasciati dal Torino.

Dopo il rosso a Østigard è apparso evidente che con quel ordine tattico il Genoa abbia concesso di fatto il possesso pallone, inutile, al Torino a causa dell’inferiorità numerica. Operazione poco capita da qualcuno che ha pensato che il Toro avesse giocato una partita a scansarsi stendendo un tappeto rosso alla seconda vittoria in campionato del Grifone.

Ai “maniman” che pensano ad un Toro non uscito dalla stalla bisogna ricordare che il Genoa ha corso 106,51 chilometri e quello che ha corso di più è stato Capitan Sturaro con 12,57 km. Per i “biscotti” di turno era più facile mangiarseli e non fare quella fatica, aggiungendo anche due parate importanti di Sirigu su due colpi di testa.

Godere è una regola di vita difficile da applicare con il Vecchio Balordo di mezzo: dimenticare il passato, non pensare al futuro , godere il presente.

Ora tutto in nove partite di campionato e se la gara con il Torino non è stata tutto, poco ci manca. Genoa e Torino valeva una buona fetta di questa stagione per risalire e rimanere in Serie A.

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