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Serie A, Sottosegretario alla Salute: “È inevitabile sospendere il campionato”

foto Fabrizio Andrea Bertani / Shutterstock.com

Il Sottosegretario alla Salute Sandra Zampa è intervenuta ai microfoni di Radio Capital, indicando lo stop alla Serie A come unica soluzione possibile dopo i casi di Coronavirus registrati all’interno del gruppo-squadra del Genoa: “Nel protocollo c’è scritto già tutto. Il protocollo prevede che quando c’è un numero così alto, evidentemente, non si può che sospendere perché quelle persone non sono in condizione di poter giocare e sono in condizione di poter contagiare gli altri. A parte che è pericoloso anche per la loro salute. Il protocollo questo dice ed è stato sottoscritto dalla Federcalcio. Immagino sia una cosa di cui si sta occupando il ministro Spadafora. Se stiamo subendo pressioni? No, non mi risulta. Io certamente no. Può darsi anche che si ottenga uno slittamento degli Europei, perché non credo che il resto dei paesi europei sia messo tanto diversamente. Immagino si stia cercando una soluzione: io non credo che una persona positiva al Coronavirus possa giocare in un campo di calcio. Prima di tutto perché fa male a sé stesso: abbiamo capito che questa malattia lascia danni alle vie respiratorie, danni che non sappiamo ancora oggi se siano permanenti”.  

Sugli stadi: “Per quanto riguarda il pubblico sugli spalti abbiamo già chiarito con margine di sicurezza assoluto che è no. Il parere del comitato tecnico-scientifico resta radicalmente contrario e io in questo caso lo condivido. Il problema non è dato da chi è sugli spalti, che è seduto e in quel caso dovrebbe indossare la mascherina; il problema è dato da tutto quel che si movimenta intorno dall’arrivo allo stadio, dal momento in cui parcheggia a quando si ferma insieme agli amici. La necessità di gestire ingressi rende inevitabile che vi siano molti contatti. Un po’ come per la questione della scuola, una volta all’interno della classe la sicurezza può essere garantita ma è il percorso ad essere pericoloso”.

Ancora Zampa: “Non è che il tampone sia uno scudo. Noi sappiamo soprattutto che questa malattia, come sempre detto, ha un periodo di incubazione piuttosto lungo. Al primo tampone puoi risultare negativo e al secondo positivo: l’obbligo del secondo tampone a due settimane di distanza è stato messo per questo motivo, anche se è stata una scelta molto contestata. Il tampone non è la soluzione di tutto: è certamente un grandissimo aiuto perché ti dà l’idea di chi sia asintomatico o paucisintomatico, ma al tempo stesso non si potrebbe sottoporre continuamente la popolazione a tampone altrimenti dovresti farlo ininterrottamente come dimostra caso del Genoa. Quando si discusse dell’ipotesi, io ho sempre detto che si potesse tornare a giocare dopo aver ascoltato gli esperti, lo si poteva fare mantenendo un grande isolamento delle squadre per mantenere una bolla d’isolamento assoluta. Come in NBA con la bolla di Orlando? Così. Immagino che i giocatori e le squadre nel loro insieme fatichino ad immaginare una vita in isolamento, però è evidente che tu debba restare lontano da tutto fuorché dai tuoi congiunti e dal nucleo familiare, magari allargano un po’. Preoccupata per la situazione in Italia? Preoccupata no, ma bisogna essere molto attenti e rigorosi”. 


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