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VAR Sport, gli episodi del 21° turno: Pinamonti rischia a Firenze, doppio errore in Samp-Sassuolo

In archivio anche la 21esima giornata con alcuni episodi da evidenziare. Il primo è legato a Fiorentina-Genoa, in particolare ad una trattenuta di Pinamonti su Milenkovic in area di rigore: Orsato la valuta non punibile col calcio di rigore. Come noto, l’entità di una trattenuta o di un contatto in area di rigore non è materia per VAR. Ci spieghiamo meglio: la tecnologia può intervenire su questo genere di episodi solamente se c’è un contatto evidente (e l’arbitro non lo vede) oppure se non c’è un contatto evidente (ma l’arbitro ugualmente lo ravvisa). Nel confronto auricolare tra Orsato e VAR deve esserci stato un chiarimento esaustivo della situazione e la verità di campo è stata preservata.

Pinamonti ha comunque rischiato, se non fosse che Milenkovic è andato a colpire di testa spedendo il pallone fuori misura. Ma se questo era il primo episodio di giornata, ne seguono almeno altri tre. Sull’episodio è tornato anche Iachini non più di qualche ora fa, durante la conferenza di presentazione di Fiorentina-Inter di Coppa Italia. “Col Genoa se ci danno quel rigore non è che ci sputiamo sopra, come si dice a casa mia. Però né ci vogliamo lamentare né vogliamo accettare i problemi degli altri“.


SAMPDORIA-SASSUOLO 

La gara del Ferraris è viziata subito da un errore macroscopico dell’arbitro Piccinini (Can B) che espelle Peluso per fallo da ultimo uomo su Gabbiadini. Partiamo col dire che un contatto c’è ed era punibile, ma non col cartellino rosso. E su questo dettaglio siamo tutti d’accordo, considerato che i motivi per avvalorare questa tesi sono fondamentalmente due: Gabbiadini non era in pieno possesso del pallone (il lancio di Ramirez non lo aveva ancora messo in completa disponibilità della sfera al momento del contatto) e la marcatura di Peluso non era l’ultima possibile da frapporre tra Gabbiadini e la porta di Consigli, visto il pronto recupero in basso a sinistra da parte di Romagna.  Il fallo era da sanzionare, ma non col cartellino rosso. Una sanzione che aggrava la conduzione dell’arbitro di Forlì: estrarre un rosso taglia fuori immediatamente il VAR Di Paolo, che poteva eventualmente tramutare un giallo in rosso.

Non è da meno la svista sulla trattenuta di Caputo nel secondo tempo ancora ai danni di Gabbiadini. La situazione è simile a quella del “Franchi” tra Pinamonti e Milenkovic, se non fosse che in questo caso specifico la trattenuta di Caputo avvantaggia l’attaccante neroverde nell’intercettare il pallone prima dell’avversario. La valutazione del contatto da parte di Piccinini, che è ben posizionato a pochi metri dall’episodio, è che non ci siano gli estremi per un calcio di rigore. Rimangono dubbi, ma il VAR – come a Firenze – non vede un chiaro ed evidente errore, ma solamente una valutazione di campo che, solitamente, il protocollo si propone di mantenere intatta. Si può ben dire, quindi, che la gara del Ferraris è viziata da due errori, uno per tempo. Errori ancora più pesanti perché hanno estromesso il VAR dall’utilizzare a pieno il suo protocollo.


ROMA-LAZIO 

Il derby dell’Olimpico non ha bisogno di grandi interventi della tecnologia, se non fosse per un rigore accordato alla Roma per fallo di Patric su Kluivert. Calvarese ha forse qualche remora nel fischiarlo, ma alla fine lo concede. Un contatto c’è, ma è la dinamica ad insospettire: Patric non guarda mai l’avversario, ma sempre il pallone che arriva dalla zona di sinistra. Kluivert gli taglia davanti e ne scaturisce un intervento falloso e del tutto involontario. Il VAR Mazzoleni ne è consapevole e richiama il fischietto di Teramo, che senza troppi tentennamenti torna sui propri passi. Decisione corretta che, in fin dei conti, mette tutti d’accordo e azzera le polemiche anche nel dopogara.


NAPOLI-JUVENTUS 

Ultimo episodio di giornata il tocco di mano di Cuadrado al San Paolo. L’ennesimo di una stagione dove ogni valutazione apre un capitolo a sé del protocollo lasciando troppo spazio all’interpretazione. Che il pugno a colpire il pallone non sia volontario è evidente, sia dalla postura del corpo che dalla gestualità. Che il tiro di Zielinski arrivi da posizione particolarmente ravvicinata è altrettanto evidente ed è un’attenuante per la non concessione del fallo (nello specifico di un rigore), avvalorata dal fatto che quello di Cuadrado non sia un tentativo di giocata, bensì una deviazione. Resta però da evidenziare l’unico aspetto che conta in questa discussione: che fosse rigore o meno, è l’interpretazione dell’arbitro Mariani a fare la differenza. Tant’è vero che il VAR Rocchi non lo richiama per una on field review. E di interpretazioni quest’anno ce ne sono state tante, diverse e spesso contestabili. Serve una regola chiara che tolga spazio ad eccessive interpretazioni.


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