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Il campionato che verrà, Currò (Repubblica): “Nessuna squadra partirà condannata” – AUDIO

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Con Enrico Currò, firma di Repubblica, abbiamo avuto modo nelle ultime settimane di vivere bellissimi momenti tra Torriglia e Casanova di Rovegno, dove in due date differenti è andato in scena il 22° Memorial “Fulvio Currò”, dedicato al fratello scomparso. Oggi lo abbiamo contattato per ascoltare il suo parere sul prossimo campionato ormai alle porte.

Chi si è maggiormente rinforzata, per adesso, in sede di calciomercato?

“Ad occhio direi l’Inter perché, considerato che il suo migliore giocatore sostanzialmente nell’ultima parte di stagione non ha giocato, doveva essere considerata già una squadra senza Icardi. La squadra senza Icardi mi pare adesso rinforzata, non soltanto negli uomini, ma anche nella mentalità. Conte è un vincente e l’Inter ha bisogno di un allenatore vincente.

La Juventus, in teoria, si è migliorata, ma siccome ha cambiato abbastanza e ha un impianto piano piano sempre meno italiana – e siccome la statistica dice che 8 scudetti di seguito sono una cosa forse eccessiva – questa volta può essere l’anno in cui i bianconeri rischiano di non vincere lo scudetto.  Il Napoli ha invece mantenuto a grandi linee il proprio assetto e i propri uomini e ha un allenatore collaudato. Può essere il terzo incomodo, ma francamente vedo prima l’Inter”. 

Sbaglio se dico che, guardando anche le tre neo promosse, il prossimo sarà un campionato tutt’altro che facile, anche nelle zone basse?

Quest’anno più che mai la famosa “asticella” si è alzata. Significa che se già nelle ultime due stagioni la spaccatura tra prime e ultime si era un po’ ridotta, e soprattutto se il quartultimo posto salvezza è rimasto in bilico sino all’ultimo, quest’anno nessuna squadra partirà già condannata in partenza, come l’anno scorso – anche per motivi extra calcistici – accadde al Chievo. 

Lecce e Verona hanno probabilmente qualcosa in meno sul piano tecnico, ma si tratta di ambenti che sono già abituati alla Serie A e a lottare per la salvezza. Il Brescia non lo metto fra le squadre che retrocedono e lo metto fuori perché una squadra che ha tutto sommato 3/4 giocatori, da Tonali a Donnarumma. E e tra questi adesso c’è anche Balotelli, un giocatore che per quanto un’incognita resta sempre sopra la media. E ha un presidente navigato come Cellino che nei momenti difficile sa fare sentire la sua presenza. Il livello medio del campionato si è alzato e se guardiamo i nomi delle squadre che l’anno scorso hanno lottato per la salvezza, dal Genoa alla Fiorentina al Cagliari, parliamo di squadre che, almeno all’apparenza, si sono molto rinforzate”.

Visto che l’hai citato, che Genoa sta nascendo?

Vedo un Genoa molto rinforzato, una squadra costruita anche dando ascolto all’allenatore e a ciò che vuole fare tatticamente. Se Schöne renderà secondo quelle che sono le sue qualità, il Genoa avrà fatto un passo avanti notevole. 

Zapata, poi, è un calciatore affidabile e di livello internazionale. Ma la difesa del Genoa ha anche giocatori come Criscito, Romero, Radu: mi pare una squadra migliorata. Molto credo dipenderà da Pinamonti, un attaccante che Mancini sta tenendo d’occhio e lo ha detto esplicitamente. E non è che lo tenga d’occhio per caso, ma perché gli riconosce delle qualità che ne fanno, malgrado l’età, un potenziale candidato per l’Europeo. Molto dipenderà da lui visto che i campionati dipendono dall’avere un attaccante che faccia tanti gol. E il Genoa se n’è accorto a sue spese con la partenza di Piatek a gennaio”.

Non succedeva dal 1995/96 che un campionato di Serie A cominciasse con un solo allenatore esordiente in Serie A. Può incidere l’anno prossimo, secondo te?

“Un pochino potrà incidere perché significa che si tratta di allenatori per lo più navigati. E tra l’altro l’unico esordiente, Fonseca, è tutt’altro che un pivello. A me, però, questa retorica dell’importanza degli allenatori sembra un po’ eccessiva perché l’allenatore può essere anche il più bravo del mondo, ma se non ha giocatori all’altezza può fare ben poco. C’è questa smania di fare passare dei profeti per quello che non sono.

E mi riferisco, in senso buono, a Sarri. Non voglio dire che sia un allenatore scarso, anzi tutt’altro: a Napoli e non solo ha fatto benissimo. Voglio dire piuttosto che il rendimento della Juventus non dipenderà da Sarri, ma dai giocatori che metterà in campo, da Ronaldo a De Ligt. E ci saranno poi tanti altri fattori incontrollabili da parte dell’allenatore. Sarebbe meglio restituire un ruolo centrale ai calciatori, un ruolo che la Serie A ha perso perché i migliori giocatori del mondo da tempo non vengono più a giocare in Italia. Al tempo di Sacchi, che più di tutti ha inciso sul una propria squadra, si parlava di Maradona e Van Basten: alla fine erano loro che decidevano le partite. Si deve tornare un pochino a pensare questo, perché significherebbe che ci sono giocatori che fanno andare allo stadio i tifosi per vederli. Perché un tifoso non va allo stadio per vedere un allenatore, per bravo che sia”. 


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