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VIGI #36: Graziano e Marina, i “re” della focaccia in via San Vincenzo tifano rossoblu

Graziano e Marina sono la linea di confine che divide via San Vincenzo e la zona di Brignole, ma sono una frontiera piacevole da superare. Una divisione dal sapore ligure, tradizionale, buonissimo: quello della focaccia genovese. Chiunque passi da via San Vincenzo ha nell’insegna del panificio “Mario” un’icona della più buona focaccia della città, con tanto di complimenti incorniciati di Paolo Villaggio. Graziano e Marina, tifosi Genoani, hanno due genesi differenti da tifosi. E ce le siamo fatte raccontare in questa 36esima puntata di Very Important Genoani.

LA FEDE ROSSOBLU DI MARINA E GRAZIANO – “Sono genoana perché mi piace essere masochista. Mi portava allo stadio mio papà, poi ho continuato ad andarci dall’età di nove anni”. Marina cresce nella fede rossoblu, mentre Graziano, emiliano di nascita, ha conosciuto il Genoa più tardi, in occasione di un Genoa-Entella con gol di “Ramon” Turone. “Da piccolo ero tifoso del Bologna, come mia zia. Nel 1962 venimmo a Genova. Nel ’70 io seguivo un po’ la Sampdoria, il Genoa non lo conoscevo. Ad un certo punto vedo un manifesto “Genoa-Entella” e coi miei amici delle medie decidiamo di andare a vedere la partita nei distinti. In questo stadio, una volta entrato, rimango senza parole. C’era così tanta gente che rimasi impressionato. Ad un certo punto, nel secondo tempo, Turone parte e la Gradinata sembrava lo risucchiasse. Da quella volta lì non ho più smesso di vedere il Genoa.

IL RICORDO INDELEBILE – “Thomas Skhuravy è stato il mio idolo. Mi sembrava un bravo Cristo, con tutti i suoi difetti. Gli ho visto fare gol che ricorderò per tutta la vita” spiega Graziano. “Per poco non partorisco mia figlia al gol di Skhuravy contro l’Oviedo. Piangevo come non so cosa” aggiunge Marina, che all’ottavo mese era al Ferraris ad assistere all’ennesima partita del Genoa. “Ci vuole poco per gioire, noi Genoani“.

CHI HA ASSAGGIATO LA FOCACCIA DI MARIO – “L’ultimo in ordine di tempo è stato Kouame assieme a Dalmonte. La settimana prima è venuto Piatek, ma non era la prima volta. Strapperà le platee, ne sono sicura. Quest’anno giocherà nel Milan, l’anno prossimo no. A prescindere da dio denaro. Lo vedo sano, senza tatuaggi, va a letto presto come Ronaldo. Ha fame e vuole arrivare. Sono rimasta un po’ delusa dalla sua cessione. Il presidente aveva detto che non lo avrebbe fatto andare via, invece di fronte a tutti quei soldi, giustamente…però vedere tutti i bimbi con la maglia di Piatek mi fa stringere il cuore”.


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