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Perinetti racconta Diego Armando Maradona

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L’ex direttore del Genoa, Giorgio Perinetti, oggi al Brescia, ha voluto raccontarci qualche aneddoti sul suo rapporto con Diego Armando Maradona. Perinetti, infatti, ha condiviso la Napoli calcistica con Maradona per diverse stagioni, tra 1987 e 1991, anno in cui gli comunicò la sua positività al doping. E col suo Brescia avrebbe potuto giocare una suggestiva gara di Coppa Italia, se la formazione lombarda non fosse stata costretta a rinunciare al quarto turno eliminatorio contro l’Empoli al causa del Covid.

“Il calcio sopravvive grazie anche al mito di questi personaggi, leggende di questo sport – ha esordito l’ex dg rossoblu ai nostri microfoni – Maradona rimarrà sempre un’icona del calcio mondiale, qualcosa da ricordare, tramandare di padre in figlio. Maradona non è finito con la sua morte, ma il suo mito si rafforza ancora di più. Perdere un personaggio di questo tipo a 60 anni è veramente triste. 

Ho fatto tre campionati nel Napoli vicino a lui ed è stata un’esperienza esaltante. Calcio e spettacolo allo stato puro, da un punto di vista puramente sportivo e professionale. Ho conosciuto l’uomo e la persona con i suoi eccessi e le sue sregolatezze, che venivano anche dalla pressione continua a cui era sottoposto. Non poteva avere una vita normale, era sempre Maradona in qualsiasi momento e questo gli rendeva difficile vivere. Probabilmente gli eccessi sono stati dovuti a una mancanza di libertà assoluta che non poteva avere. 

Nel 1991 ho dovuto comunicargli il suo stop calcistico perché deferito per la vicenda doping. Per uno che aveva come grande passione giocare, soprattutto a Napoli, è stato un colpo mortale. Purtroppo è toccato a me vedere la sua tristezza, smorfia di disappunto, smarrimento. Un ricordo duro, perché in quei momenti capisci come stava finendo di qualcosa importante. Non è stato facile nemmeno per me assorbire e metabolizzare, è stato un momento triste.

Ho tanti ricordi della persona, della sua umanità, attaccamento alla squadra, ai compagni, ai tifosi del Napoli, al calcio. Era un personaggio unico, sensibile: ricordo ancora che sotto Natale un ragazzo delle giovanili stava aspettando il treno per tornare a casa. Lui si avvicinò e gli chiese perché fosse ancora lì, e visto che non poteva permettersi il biglietto aereo Maradona glielo regalò. In tutto questo c’è l’umiltà, la grandezza, la sensibilità di un uomo che aveva tanta umanità“.

 


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