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Dentro la bolla

(foto Nicolo Campo / Shutterstock.com)

Seconda sosta per le nazionali ed è tempo di analisi. Potrebbe lasciare il tempo che trova il numero degli stranieri che giocano e gli italiani più fortunati in panchina. Potrebbe  lasciare il tempo che trova il numero degli stranieri che fanno gol essendo il doppio dei nostrani sul campo. Non interessano al mondo del calcio italiano, FiGC, Lega, società: la storia continua.

Nella settimana giornata di campionato sono tornati i pareggi (sei su 10 gare di cui 2 senza reti) dopo che per sei turni i segni X era stati solamente 7. Il primo alla terza giornata (Lazio Inter 1 a 1), altri due alla quarta giornata (Crotone-Juventus 1 a 1 e il primo zero stagionale Verona-Genoa), alla quinta tre pareggi a suon di gol (Sassuolo-Torino 3 a 3, Parma-Spezia 2 a 2, Juventus-Verona 1 a 1, Milan-Roma 3 a 3), alla sesta Inter-Parma 2 a 2 e Sampdoria-Genoa 1 a 1 .

Tanti gol, vicini ai 250 in sette giornate di campionato, sono stati la conferma che gli allenatori non hanno avuto il tempo di preparare le due fasi per mancanza di preparazione pre-campionato, adesso tutti alla ricerca dell’equilibrio. Sono anche la conferma che le difese non sono cambiate rispetto allo scorso campionato. Solamente alla settima gara   qualcosa è cambiato anche per coloro che pensavano che bastasse un gol in più per muoversi in classifica.

Nell’ultima giornata hanno cercato di utilizzare il tanto vituperato calcio all’italiana, catenaccio e contropiede, l’Udinese di Gotti (0 a 0 contro una squadra delle più prolifiche sotto porta come il Sassuolo), il Parma (0 a 0 con la Fiorentina rivedendo un film del tecnico Liverani: al suo esordio con il Genoa prima gioco, gol e dopo chiavistello) e il Crotone di Stroppa per strappare un pareggio in casa del Torino, uguale a Liverani. Adesso i due tecnici promossi lo scorso anno in Serie A dovranno porsi una domanda: è stato logico fare il muro contro Fiorentina e Torino, due squadre che sono state alla portata di altri nelle prime sei giornate di campionato?

Sono tornati i pareggi per zero a zero e prossimamente qualche allenatore scimmiotterà  Brera salendo alla ribalta e dicendo che sono lo specchio della partita tatticamente perfetta.

Si arrabbieranno i commentatori delle gare , anche loro in Smart Working non casalingo ma negli studi televisivi, così come quelli cartacei non solo in trasferta, che gongolavano in telecronaca perché vedevano la Serie A assomigliare alla Premier League per le emozioni del gol. Salvo poi criticare nelle trasmissioni show subito dopo, del giorno dopo e cartacea, i  gol subiti.

Giocare in casa senza tifosi non esiste più. Gli incassi ai botteghini che facevano fare spallucce ai Presidenti e ai Dirigenti rispetto alle spese generali e ai bilanci,  improvvisamente fanno capire quanti risultati hanno potuto non condizionare, ma alimentare, risultati casalinghi.

Il fattore campo azzerato potrebbe essere stata la causa di questa pioggia di gol. Nella scorsa stagione fino allo stop primaverile per Covid il “concetto” di campo amico era in auge e le squadre si trasformavano fra trasferta e casa. Esclusi i tre a zero a tavolino di Verona-Roma e Juventus-Napoli, ancora sotto esame della Giustizia sportiva passata al Coni e dopo ai Tribunali dopo quasi due mesi, sono 27 le vittorie in trasferta su 70 gare disputate.

La corte d’appello della FIGC ieri ha bocciato i ricorsi di Napoli e Roma. La telenovela continuerà in altri Tribunali. Napoli non ha digerito le motivazioni durissime. Sotto il Vesuvio mettono in risalto che la sentenza è stata scritta prima di lunedì scorso quando ci sono stati altri stop delle ASL.

Sulla prossima sentenza toccherà al Coni e al suo Presidente Malagò. La corsa alla poltrona di prossimo Presidente della FIGC tra Gravina e Sibilia è una battaglia elettorale e a Malagò piacerà intervenire visti e considerati i suoi rapporti tra cane e gatto con l’attuale Presidente Gravina. Sotto il Vesuvio sono sicuri di giocare nuovamente la partita e di non avere il punto di penalizzazione.

Altro dato importante di questo campionato è che in testa alla classifica non ci sono più falsi nove. Gli allenatori hanno riscoperto la punta di peso.

L’idea di dominare gli spazi e il campo di gioco con l’esaltazione dell’utilizzo degli spazi, l’interscambiabilità dei ruoli, il giocatore universale viene messo da parte se hai la punta di peso. Il ruolo del vecchio vero nove centravanti esiste e non poco, in particolare nelle grandi squadre. Vedi Inter e Milan, Roma, Napoli, Atalanta.

Le squadre nominate hanno successo con un centravanti totem offensivo capace di pulire il pallone, non puntando più l’uomo e gestendo bene le seconde palle. È colui in grado di favorire il gioco con l’alzamento della squadra facendo con la seconda punta gli uno-due, uno viene e uno va, con veli e pulizie non delle seconde ma delle prime palle.

Il nove attuale deve essere bravo a sentire e stare vicino alla porta, sgomitare con il fisico, aprire spazi nell’area avversaria, la classifica dei cannonieri dopo sette giornate  testimonia il ruolo del centravanti che nasce per questo e per questo finisce la carriera: Ibra 8 gol, Belotti 6, Ronaldo 6, Simeone, Lukaku, Joao Pedro, Caputo 5. Tutti questi bomber i gol li hanno segnati da dentro l’area di rigore, solo 4 rigori.

La settimana giornata ha messo in evidenza che tanti panettoni saranno indigesti ai Mister. Per adesso è toccato solamente a Iachini e il ritorno di Prandelli a Firenze. Cosa succederà giorno 21 novembre alla ripresa del campionato? Punto di domanda senza risposta,  ritornerà in auge il prima non prenderle? Al  prato verde la risposta. Nessuna risposta probabilmente ci sarà al fattore campo senza tecnica, tattica e qualità.

Fuori tema: ieri Repubblica ha fatto un titolone: “Il calcio sull’orlo del baratro cerca i soldi per pagare  gli stipendi”. Una cambiale da oltre 300 milioni lordi pesa sulle società di calcio per pagare gli stipendi del primo trimestre. Le casse sono vuote e solamente cinque società su 20 sono in grado di ottemperare l’obbligo, qualcuna non ha pagato neanche l’ultima competenza della scorsa stagione ed è ancora ferma a discutere la riduzione degli stipendi della prima  pandemia.

Il Consiglio federale della FIGC ha spostato il termine di pagamento dal 16 novembre al 1° dicembre. Un palliativo, perché il calcio aspetta i “ristori” del Governo per cercare di onorare, anche in parte, la scadenza. Visto l’attuale momento basterebbe leggere i giornali non sportivi o seguire i TG per capire cosa sta succedendo nello Stivale.

L’unica positività dello slittamento del pagamento è che i contributi potranno essere pagati entro la fine di gennaio, cioè la metà di questi 300 milioni di euro. Chi non ottempererà entro quel periodo subirà 2 punti di penalizzazione in classifica per gli stipendi e 2 per i contributi evasi.

La bolla sta per scoppiare tra euro mancanti, tamponi, diritti TV attesi come manna dal cielo e risultati a tavolino.

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