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Totti: “Ma a che serve riprendere la Serie A? Campionato senza tifosi non ha significato”

Francesco Totti si dice apertamente contrario, “per rispetto verso le persone che oggi non ci sono più”, a una ripresa dei campionati in Italia a porte chiuse e con protocolli sanitari da seguire alla lettera nei centri sportivi e nel corso delle partite. La leggenda romanista lo dichiara in una lunga diretta social con l’attore Salvatore Esposito, in quarantena nella capitale dopo aver girato la serie televisiva Fargo negli Stati Uniti. Tra cinema, ricerca di giovani talenti e aneddoti sul passato da calciatore, Totti risponde anche a una domanda dell’amico sul continuo batti e ribatti tra CONI, leghe, FIGC e Governo. “In questo momento bisogna pensare prima alla salute, per rispetto verso le persone che non ci sono più. La salute viene prima di tutto: è chiaro che noi senza calcio non possiamo stare e che vorremmo tornassero al più presto tutti gli sport, ma oggi dobbiamo accantonare tutto e mettere la salute sopra al resto. A cosa serve che tutti parlino di iniziare o non iniziare? A che serve? A che pro? Fare una partita di calcio a porte chiuse senza potersi cambiare con gli altri giocatori nello spogliatoio? Ma che calcio è? È calcio? No, è tanto per andare avanti e una cosa che non ha significato. Se li fai allenare ma ognuno a fine allenamento si deve fare la doccia in camera sua e mangiare in camera sua, ma allora tanto vale stare in quarantena a casa propria, aspettando che tutto finisca il prima possibile? Invece no. Ci saranno persone che decideranno e noi resteremo ad aspettare il loro responso”.

Interessi economici ancor prima che tutela della salute? Totti conferma e spezza una lancia a favore dei calciatori: “In questo momento il piano è più economico che a tutela della salute e non è giusto. Tutti pensano che la salute venga prima di tutto e per me dovrebbero essere le società stesse a scendere in piazza per questo, ma il problema è che proprio alcune società vogliono continuare il campionato. E i calciatori? I calciatori restano a disposizione, anche perché sono pagati dalle società e se queste gli impongono di fare una cosa non possono mica rifiutarsi. Aspettiamo e vediamo un po’ da qui al 4 maggio cosa succede”.


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