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Un viaggio in Senegal: nous disons la mort, mais pas la honte

Recentemente incontravo, del tutto per caso, un regolare immigrato e lavoratore senegalese che vive in Italia da ormai una dozzina d’anni. Amante dello sport, ricordava da vicino la vittoria dell’Italia nel 2006, la finale di Euro 2012 e il vuoto incolmabile lasciato dall’assenza del colore azzurro in una competizione secolare come il Mondiale. Mi è stato anche rivelato un segreto: per la maggior parte dei tifosi che supportano il Senegal, la squadra è composta quasi solamente da Sadio Mané. Sadio Mané ovunque: nell’ideale collettivo, in finale di Champions, sulle magliette, nell’attacco dei leoni e nei cuori dei suoi compatrioti. Per una nazionale pronta a ruggire e decisa ad imporsi come squadra africana rivelazione della competizione, è giusto soffermarsi sul solo attaccante stellare a disposizione di Jurgen Klopp?

Nella foto che segue, il fantasista con lo zainetto rosso è posto al centro, “scavalcando” nelle gerarchie persino il sorridente commissario tecnico Aliou Cissé, che pure è arrivato alla soglia dei Quarti di Finale nel Mondiale del 2002, fermandosi di fronte alla Turchia di Basturk, Hasan Sas ed Hakan Sukur. Da quel giorno la nazionale del Senegal non si è mai spenta, motivo per cui presenta alla massima competizione del pallone convinta di poter passare il Gruppo H con una frase dell’inno nazionale ben marcata in testa: “Noi diciamo la morte, ma non la vergogna”. Tradotto: non sono ammessi scivoloni senza onore. E neanche senza Mané.

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LA STELLA – Non potendo e non volendo fermarci al già citato Mané, elemento imprescindibile come dimostrato dai primi scatti effettuati in terra sovietica, ci permettiamo di segnalare un nome ben noto agli amanti della Serie A: Keita Balde Diao, oggi al Monaco dell’ex rossoblu Pietro Pellegri, ha vissuto una stagione decisamente positiva in Ligue 1 ed è pronto a mettersi in mostra magari sfruttando proprio la luce scintillante del compagno Sadio. Attenzione anche alla classe del talento del Rennes classe 1998 Ismaila Sarr, senza dimenticarsi della rapidità di pensiero ed azione di cui è dotato Idrissa Gana Gueye, agile interditore dell’Everton. Alfred N’Diaye ha ritrovato la Premier League con i Wolves, il centrocampista Badou Ndiaye l’ha appena persa con il retrocesso Stoke City, Cheikhou Kouyaté resta un punto fermo del West Ham. Koulibaly il faro difensivo, Sane il forzuto compagno di reparto.

PORTIERI – A. Diallo (Rennes), A. Gomis (SPAL), Ndiaye (Horoya)

DIFENSORI – Gassama (Alanyaspor), Ciss (Valenciennes), Koulibaly (Napoli), Mbodii (Anderlecht), Sabaly (Bordeaux), Sane (Hannover), Wague (Eupen)

CENTROCAMPISTI – Gueye (Everton), Kouyate (West Ham United), A. Ndiaye (Wolverhampton), B. Ndiaye (Stoke City), Ndoye (Birmingham City), I. Sarr (Rennes)

ATTACCANTI – Keita Balde (Monaco), Biram Diouf (Stoke City), M. Konate (Amiens), S. Mané (Liverpool), M. Niang (Torino), D. Sakho (Rennes), Moussa Sow (Bursaspor)

GENOA INSIDE – Moussa Konaté e M’Baye Niang, in coppia 4 4 2 senegalese (modulo influenzato anche dall’assenza proprio di Mané) nel corso del deludente 0-0 in casa del Lussemburgo, proveranno a scalzarsi il posto a vicenda o a superare Moussa Sow e Diafra Sakho al centro dell’attacco. Il primo segnò una rete nel 3-3 contro l’Udinese, il secondo contribuì alla vittoria contro il suo Milan a San Siro, vittoria esterna che mancava dal 25 Maggio 1958. Quella sera, probabilmente, la dirigenza rossonera rimase stregata anche da Andrea Bertolacci.

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