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Juventus-Genoa: un “uppercut” senza K.O. da evitare

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Allo Stadium ieri sera è andata in onda un’altra prestazione del Genoa che Ballardini ha definito “troppo timido all’inizio”, alla quale bisogna aggiungere una frase già scritta in passato sulla paura: “la qualità di chi non toglie le ragnatele dal soffitto temendo che cada il soffitto”.

Queste due considerazioni potrebbero fare la foto del Genoa allo Stadium. Il Genoa nel primo tempo ha partecipato all’allenamento della Vecchia Signora in pigiama vista la serie di errori di palleggio e transizione della sfera. Juventus, che i cronisti di Torino hanno visto giù di tono fisicamente per i pesanti carichi di lavoro effettuati dopo 9 giorni di sosta non per recuperare dal panettone in previsione del  fitto calendario da affrontare a febbraio con le tre competizioni da giocarsi. Genoa neanche un tiro nella porta avversaria. Dura fare punti se va sotto. Pandev e Taarabt vanno bene se devi fare 0 a 0 se devi fare dei gol diventa difficile.

Mattia Perin questa volta allo Stadium non ha salvato il Genoa da una pesante sconfitta, solo un’ottima parata su punizione di Pjanic nel primo tempo. Nel secondo tempo né lui né Szczesny, neanche un tuffo.

L’operazione 3 difensori 7 centrocampisti e trequartisti non è riuscita contro le zebre. Perché? Il centrocampo è un autentico mare magnum dove è facilissimo affogare dopo aver corso e boccheggiato invano. Chi vi si ritrova sempre è centrocampista di classe; chi vi si smarrisce non è quasi mai inventore di gioco, nei migliori casi è aggiunta alla difesa della quale anticipa le mosse opponendosi ad un avversario designato. Tutto ciò è successo in Juventus-Genoa, dove non solo i rossoblù hanno galleggiato, ma anche i bianconeri, con qualche parentesi positiva del solo Pjanic.

Nel gioco dei centrocampisti deve essere previsto il dribbling, anche se non sempre raccomandabile. Dribbling che dovrebbe essere l’arma di Taarabt per sorprendere l’avversario, ma marocchino non riesce più frequentemente di sconcertarlo impedendogli di sottrargli il pallone. Al Genoa sarebbe utile anche evitare il dribbling con il più semplice degli schemi, che è il triangolo, ovviamente disegnato in astratto da uomo e palla. Tutto ciò succede se si corre senza pallone, non facendolo anche le colpe di Taarabt diminuiscono, non avendo mai nessuno con cui triangolare. Se le mosse fintate di Taarabt e Pandev non vanno a buon fine per l’apporto di esterni e centrocampisti devono ricorrere all’ozioso passaggio indietro che non porta a fare gol.

A queste considerazioni sulla gara del Genoa all’Allianz Stadium, una tomba senza la curva dei Drughi squalificati e il grande cuore dei tifosi rossoblù che rimbombavano con i loro cuori per tutti i 93’, bisogna aggiungere il fair-play che a livello europeo tra le grandi squadre è andato in cantina.

Il gol di Douglas Costa arriva con Rosi per terra a centrocampo, con Alex Sandro e Mandudkic pronti ad approfittarne per mettere al centro l’unica azione gol della Juventus di  tutta la partita. Anzi no, c’è stato anche un grande salvataggio di Izzo – il migliore in campo – nel secondo tempo sulla linea di porta su Higuain. Operazione fair-play non fatta dalle zebre, gli ha permesso di vincere prima della sosta anche a Cagliari.

L’altra faccia del fair-play è quello di Omeonga. Con Lichtsteiner a terra e pallone fuori, con il Grifo in attacco. Il coloured in sala stampa è stato categorico con personalità, ribandendolo con un sociale: “Lo farò ancora, io faccio quello che penso sia giusto e gli altri faranno quel che vogliono.” Ha ragione, appena arriverà alla Juve o altra top, gli faranno cambiare idea.

Quisquillie al confronto con quello che ha combinato il direttore di gara Di  Bello in una gara facile da dirigere, fischiando inutilmente 40 falli e più non per colpa dei protagonisti e non mettendo in campo due criteri fondamentali per valutare la sua prestazione sul piano disciplinare insufficiente e comportamentale influenzabile: 5 cartellini per il Genoa e uno per la Juve non ci sono, nessuna ammonizione è stata congrua e uniforme; bastava che i bianconeri alzassero il braccio e il bancario di Brindisi fischiava. Tutto ciò ha portato Ballardini in conferenza stampa a dire che “la Juventus è forte a 361°”: chi sarà l’uno?

Proprio a Ballardini è piaciuta la prestazione del secondo tempo, Allegri invece: “la Juve gioca male?  Nel calcio conta segnare e vincere“. Sacchi non avrà dormito ieri notte dopo questa frase del livornese, Ballardini la dovrà prendere in considerazione domenica prossima contro l’Udinese, anche se il Vecchio Balordo è stato in partita con le zebre fino alla fine e l’uno a zero potrebbe soddisfare, non con la Juventus di ieri sera. Nessun singhiozzo con le zebre dell’est, se non vorrà essere un altro “uppercut” dall’ombelico all’ugola dei tifosi.

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