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Shining

Juventus – Genoa 4 a 0: per esaminare, parlare della  partita allo Juventus Stadium del Vecchio Balordo bisogna ricordare il compleanno di ieri di Jack Nicholson con due suoi film.

Qualcuno nel pomeriggio di ieri “volò sul nido del Grifone (cuculo)” visti i risultati troppo a sorpresa che improvvisamente hanno generato “Shining“ un film di Kubrick in chiave Genoa, un thrilling che ha infestato il finale di questo campionato di fantasmi salvezza e probabilmente anche la prestazione allo Juventus Stadium.

 

A questo punto nessuno chiede poteri paranormali a Juric, ai calciatori e al pubblico rosso blu ma solamente di remare tutti dalla stessa parte domenica prossima per portare la navicella, non più nave rosso blu, nel porto della Serie A.

Notiziario: serata bella, 18 gradi, terreno in perfette condizioni, una discoteca lo Stadium della Signora non solo per il volume degli altoparlanti ma per le luci psichedeliche nel presentare la formazione di Allegri. In tribuna Zarbano, Donatelli e Milanetto. Fabrizio Preziosi non in panchina, fuori Italia per lavoro da lunedì scorso. Spettatori 16.282 di cui 374 nello spicchio a loro riservato di tifosi rossoblu, tanti altri sparsi in Tribuna e 22.938 abbonati.

Il pezzo, la cronaca sulla gara Juventus-Genoa potrebbe racchiudersi nella frase della vigilia di Allegri: “domani contro il Genoa sarà una partita che vale il campionato”. Così è stato. Il Genoa è stato in partita una ventina di minuti e dopo, come in passato, ha preso il solito gol – anzi autogol, e ormai sono troppi in campionato – che ha cambiato non tanto il risultato finale ma che senz’altro ha affievolito le poche chance che potevano avere Simeone e compagnia di farlo.

Il calcio è bello perché ti dà sempre una seconda possibilità. È così anche la vita: hai sempre un’occasione per ricominciare. È successo anche per Juric dopo il risveglio contro la Lazio, ma l’ostacolo Juve in questo momento è difficile da superare per qualsiasi squadra, figurarsi per il Vecchio Balordo incerottato più nello spirito che nelle gambe.

La sconfitta storica della Juventus a novembre è stata considerata un evento isolato, eccezionale. Il risultato clamoroso dell’andata si era diviso tra i meriti del vincitore e i demeriti dello sconfitto, propendendo a seconda dell’opinione da una parte o dall’altra.

Tutto si può anche riassumere nella gara di andata in un solo calciatore, al massimo due di matrice bianconera: la mancanza di Dybala e l’entrata di Higuain in ritardo, per quanto riguarda il Genoa di ieri rispetto a quella gara invece troppo importanti le mancanze di Izzo e di Rigoni.

Con Izzo in campo probabilmente Juric non avrebbe sprecato un centrocampista a marcare Dybala, prima Cataldi e dopo Veloso, assentandoli dal gioco. Nessuno dei difensori rossoblu, non sappiamo Biraschi decantato lo scorso anno da Juric, avrebbe potuto avere le caratteristiche per marcare con un anticipo aggressivo il catalizzatore del gioco bianconero. L’altra assenza importante è stata quella di Rigoni con la sua posizione basculante orizzontalmente sulla trequarti a seconda del lato dove si sviluppava l’azione genoana andando ad occupare i mezzi spazi alle spalle delle mezzali bianconere ed anche pronto a marcare il play avversario. Ntcham bravo a sostituirlo ma non ha dato lo stesso contributo, solamente preoccupato di annullare Marchisio, pur dimostrando di essere l’unico in grado di provare il gol con tiri da fuori area.

La vittoria del Genoa all’andata e la sconfitta nella gara di ritorno però si racchiudono solamente in una chiave che sta nel meccanismo difensivo. La difesa argentina del Grifone non ha difeso benissimo mentre quella juventina che attaccava lo ha fatto decisamente meglio. La Juve è la Juve ma i quattro gol incassati hanno fondamentalmente errori di base dei singoli nello stop, nel respingere il pallone fuori dall’area e nell’intercettazione per vie centrali.

La difesa rossoblu quando ha parlato solamente in argentino non si è ricoperta di gloria. La prima volta fu per squalifica di Izzo a Bergam, ripetuta sempre contro Gasperini al Ferraris, ed anche l’ultimo esperimento contro la Lazio di cui solamente il risultato è stato meglio della prestazione del reparto.

Solo cronaca che non va ad inficiare il risultato della Vecchia Signora con il triplete a portata di mano vista la grinta la voglia di fare risultato contro tutti.

Alla fine le parole di Juric, non in sala stampa ma davanti alle TV, non sono state capite e non interpretate nella giusta maniera, non avendo la possibilità di mettere nel suo parlato virgole, punti e punti e virgola. Mai che al Genoa specialmente in questo particolare momento i panni puliti o sporchi si lavino in casa!

 

Adesso tutti assieme domenica prossima per salvare non solo il Genoa ma anche la Serie A!

Dopo di che, come dicono tutti, si faranno i conti. Conti che saranno difficili, considerato che il vecchio Balordo ad oggi ha vinto solamente una gara su 15, un corto circuito che non dovrà nelle prossime 5 gare creare un’oscurità completa.

Perciò da oggi per tutti i genoani dentro e fuori dal campo una sola parola “C’ero anch’io”.

Un ultimo pensiero a Pietro Bottino. All’infuori del suo passato burrascoso, tradito dalla follia di libertà: R.I.P.

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